La conferenza stampa delle sex workers in via Piave (foto Pòrcile)
Una mostra a Venezia e una settimana di incontri e confronti per la mobilitazione per i diritti delle prostitute e contro la tratta
Mitia Chiarin
23 Ottobre 2021
VENEZIA. Sono tornati gli Ombrelli rossi in via Piave. Divenuti simbolo delle sex workers, tornano a vent’anni dalla Biennale del 2001 quando un gruppo di lavoratrici del sesso marciò per le calli di Venezia con ombrelli rossi come parte del “Padiglione delle Prostitute” e dell’installazione CODE:RED dell’artista sloveno Tadej Pogačar.
Tornano tutti, artista compreso, a Venezia, perché da domenica 24 al 30 ottobre quell’esperienza viene ricordata con una mostra. Domenica alle 17 dalla stazione di Santa Lucia la parata di ombrelli rossi fa da guida fino a Campo San Giacomo dall’Orio per l’apertura del vernissage a Punto Croce. Durante la settimana altri incontri di dibattito e confronto tra lavoratrici, e lavoratori del sesso, mondo dell’arte, della cultura e cittadinanza non disattenta.
Ombrelli rossi a Mestre, l’attivista Pia: la pandemia ha colpito anche le lavoratrici del sesso
Il mondo delle sex workers non ha mai smesso di rivendicare di poter lavorare con regole e tutele, aiutando soprattutto le lavoratrici che sono vittime della tratta. Donne e trans che in periodo di pandemia hanno fatto la fame, raccontano, senza aiuti, che hanno perso il tetto sotto cui stavano e che tutti i giorni, al di là della pandemia, sono a rischio sanzioni per le ordinanze antiprostituzione dei sindaci, sempre più utilizzate.
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